"Scelgo la via dell'umiltà" avrebbe detto Salvatore Totò Cuffaro all'ARS (Assemblea Regionale Siciliana). Fino ad ieri il neo condannato in primo grado festeggiava con cannoli e dichiarazioni da vincitore di una coppa del mondo. Adesso si è dimesso dai propri incarichi. Un atto dovuto, è il minimo che poteva fare.
Dovrebbe essere una buona notizia ma mai come ora ho paura dei siciliani, dei miei amici e compaesani. Legittimare nuovamente l'operato di Cuffaro, dando un evidente appoggio ad altre figure politiche, vorrebbe dire voltare le spalle ad un cambiamento tanto atteso quanto necessario. La terra baciata dal sole soffoca nella propria indole frivola, adattiva. La tracotanza di chi mette la propria dignità al pari di un voto di favore fa affondare questa regione nella melma politica.
È vero: la promessa di "un travagghiu pi 'tia e pa to famigghia" è una promessa di vita. L'acqua nel deserto della disoccupazione. Ma ad un certo punto noi siciliani dovremmo anche renderci conto che questo sistema feudale, nella sua interezza, non solo non funziona ma è anche la causa della sofferenza. E dovremmo, finalmente, svegliarci da quel torpore che ci caratterizza. Pretendere un cambiamento e, se questo ci verrà negato, metterci comunque in gioco.
Dovrebbe essere una buona notizia ma mai come ora ho paura dei siciliani, dei miei amici e compaesani. Legittimare nuovamente l'operato di Cuffaro, dando un evidente appoggio ad altre figure politiche, vorrebbe dire voltare le spalle ad un cambiamento tanto atteso quanto necessario. La terra baciata dal sole soffoca nella propria indole frivola, adattiva. La tracotanza di chi mette la propria dignità al pari di un voto di favore fa affondare questa regione nella melma politica.
È vero: la promessa di "un travagghiu pi 'tia e pa to famigghia" è una promessa di vita. L'acqua nel deserto della disoccupazione. Ma ad un certo punto noi siciliani dovremmo anche renderci conto che questo sistema feudale, nella sua interezza, non solo non funziona ma è anche la causa della sofferenza. E dovremmo, finalmente, svegliarci da quel torpore che ci caratterizza. Pretendere un cambiamento e, se questo ci verrà negato, metterci comunque in gioco.