lunedì 26 novembre 2007

Ve l'avevamo detto...

Io amo la Sicilia! La amo non tanto per il sole, per il mare, per il clima in genere. La amo perché è un mondo che ragiona al contrario. Qui le leggi fisiche non vanno di pari passo al resto del mondo: prima l'effetto e poi la causa.

Sul nuovo centro commerciale, e sul modo con il quale è stato servito dalle strade, ho espresso le mie perplessità in un post precedente. Avevo però commesso un errore: pensavo che alcune migliorie potessero effettivamente migliorare la viabilità urbana. Invece l'hanno stravolta.

Dove prima, in qualsiasi orario, il termine "fila" non esisteva adesso si deve parlare di "ingorgo". E credetemi che per chi deve servirsi di qualsiasi strada, con qualsiasi mezzo, è sempre un bel problema rimanere imbottigliato.

Così il danno è stato fatto. Il morto è scappato. E per questo motivo spuntano dei manifesti, firmati ovviamente dalla classe politica, titolati "Lo avevamo detto". Nel manifesto si legge che non convinceva (a priori) la sistemazione urbanistica che un grande esercizio commerciale, comunque, richiedeva. Per cui a lavoro fatto, per una stramaledetta questione di credibilità popolare, quel manifesto tuona "Ve lo avevamo detto!".

Quando?

venerdì 23 novembre 2007

Garantismo inopportuno

C'è una ragazza diciassettenne di un piccolo paese della nostra provincia. Si chiama Graziella. E' una ragazza semplice, senza grilli per la testa, che ha abbandonato la scuola per aiutare la famiglia a sbarcare il lunario e per mettere da parte qualche soldo, così da potersi comprare il corredo senza gravare sul bilancio di casa; perché in questi piccoli paesi quella è la dote che una ragazza deve assolutamente portare se vuole sposarsi. E il corredo è costoso e non lo si può acquistare tutto in una volta: bisogna organizzarsi per tempo. Graziella lavora in una lavanderia e mentre lavora forse pensa che la paga del mese potrà tramutarsi in un grazioso set di asciugamani di fiandra, o in un completo matrimoniale in lino, o in una tovaglia ricamata. E mentre ci pensa, le pare di vedere quella biancheria e immagina di sfiorarne la trama mentre smacchia i capi dei clienti. Graziella è una ragazzina e non sa ancora che tutto quello che sogna di comprare finirà relegato in qualche ripostiglio, ché quei capi, pur bellissimi, non sono affatto pratici e mal si adattano alle esigenze di una famiglia. Perché le lenzuola di lino sono impossibili da stirare, le tovaglie ricamate non tollerano la candeggina e gli asciugamani di fiandra non assorbono l'acqua. Ma lei non lo sa, o forse sì. Magari la madre ogni tanto si sarà lamentata di quanta roba inutile ed inutilizzata è rinchiusa dentro una cassapanca, o in una serie di valige con il marchio Paoletti. Eppure, per quanto inservibile, quella biancheria è il presupposto necessario per le nozze e bisogna procurarsela comunque, non ha senso stare lì a pensarci. Prima si comincia, meglio è: la spesa sarà diluita e lo sforzo economico sembrerà minore.
Quel giorno Graziella mentre si apprestava a lavare l'ennesima camicia da uomo forse pensava a una tovaglia, o ad un servizio da tè a chiacchierino e non sapeva e non poteva immaginare che, svuotandone il taschino come faceva sempre, (anche a casa prima di caricare la lavatrice), vi averebbe trovato un foglietto, un misero pezzo di carta. Curiosa come tutte le ragazzine, lo legge e quello che c'è scritto la sorprende, la spaventa. Lo mostra ad una collega e quella glielo strappa dalle mani. Graziella probabilmente non capisce, probabilmente ha paura. E la paura aumenterà, ma non durerà a lungo. A fine giornata Graziella sparisce. La ritroveranno tre giorni dopo, orrendamente sfigurata dai colpi della lupara. Aveva scoperto qualcosa che andava tenuto nascosto. Doveva essere messa a tacere.


Adesso la povera Graziella viene nuovamente zittita da chi crede che raccontare la sua storia in
TV possa influenzare i giudici della Corte d'Appello chiamati ad emettere una sentenza sui suoi assassini. La sua storia deve continuare ad essere relegata nell'ombra per garantire l'imparzialità del collegio giudicante. Graziella deve continuare ad essere una sconosciuta.
Questa è la legge. Questa è la giustizia.

lunedì 12 novembre 2007

Perchè non siamo una provincia "babba"...

La notizia che ho appena letto sul sito dell'ANSA non mi sorprende affatto. Tredici persone sono state arrestate per traffico di stupefacenti al termine di una complessa indagine dalla Guardia di Finanza di Milazzo. Secondo le prime indiscrezioni, pare che dal comprensorio mamertino venisse gestito lo spaccio di droga in tutta la regione.
Bene. Questo è un fatto. Grande merito al Capitano Danilo Persano che ha diretto l'operazione ed ai suoi uomini, ma è una notizia che non stupisce: in fondo ce lo immaginavamo tutti da tempo. E' stata come la scoperta dell'acqua calda. Da alcuni anni Milazzo, (in particolare il Brogo), è centro nevralgico della vita notturna della parte tirrenica della provincia. La gioventù del comprensorio si sposta verso la cittadina ogni fine settimana e in estate tutte le sere i locali della zona pullulano di gente, residente e non, fino a tarda notte. Non per cadere nello stereotipo, ma l'industria del divertimento porta quasi sempre con sé la diffusione di sostanze illecite ed era ingenuo anche solo pensare che Milazzo fosse al riparo dalle mire di chi gestisce il traffico degli stupefacenti. Anzi, a questi deve apparire come una sorta di gallina dalle uova d'oro. Ciò che invece preoccupa è che pare che da qui provenga tutta la droga circolante sull'isola, il che fa ritenere che alle spalle di ciò vi debba essere un'organizzazione capillare e ben congegnata. Tredici persone sembrano decisamente troppo poche ed è probabile che l'indagine continui e che si proceda a nuovi fermi.
L'idea che la provincia di Messina fosse tranquilla ed immune alla criminalità organizzata (non solo Cosa Nostra, ma anche la 'Ndrangheta vista la vicinanza con la Calabria, seppur con lo Stretto di mezzo), era già tramontata: abbiamo avuto omicidi, regolamenti di conti, intimidazioni. Adesso, però, sembra addirittura che non solo la malavita operi anche in questa zona, ma che la stessa sia lo snodo principale dei traffici illeciti. Gli scenari che sono delineati da quest'inchiesta delle Fiamme Gialle sono tutt'altro che rassicuranti.

domenica 11 novembre 2007

Centri commerciali pubblici

Non si dica più che in Sicilia le opere procedono a rilento! Tocca a noi messinesi dare, una buona volta, un calcio a quel negativo primato che da sempre sembra soffocare la nostra immagine nazionale e, perché no?, internazionale. Chiunque abbia almeno una volta, in quest'ultimo anno, percorso la nazionale che dal casello autostradale di Milazzo porta verso Barcellona Pozzo di Gotto avrà notato una rivoluzione nell'urbanistica della strada! Sono sorte rotonde, semafori, bivi in un cantiere che ci è sembrato popolato da formiche, diligenti e lavorative, anziché operai.

Diciamo le cose come stanno: ci volevano proprio queste grandi opere per un piccolo comprensorio, qual è quello milazzese e filippese. Ci volevano perché nel corso di questi anni ci sono stati tanti morti ed altrettanti feriti nella uscita dell'asse viario, una zona interessata dai lavori di ammodernamento. Ci volevano perché finalmente noi messinesi abbiamo compreso la validità di una rotonda in opposizione all'inutilità di un incrocio. Tutti questi lavori sono stati fatti a tempo record! In una Sicilia sempre più abituata a ragionare in termini di anni, anche per piccoli interventi, è stato ammodernato un intero tratto di strada in pochi mesi.

A questo punto finisce la favola. Ed inizia il paradosso. Partiamo da una piccola presunzione: lo "Stato" deve garantire il benessere degli individui che ne fanno parte. Per cui deve garantire la sanità, l'istruzione, il lavoro e, procedendo lungo i capillari di questo sistema, anche la sicurezza nei trasporti. Per cui è lo "Stato", termine molto populista, a dover garantire i lavori di ammodernamento delle strade proprio per evitare che qualcuno finisca ammazzato per colpa di una curva o di un incrocio. E di morti nell'incrocio dell'asse viario ce ne sono stati in questi dieci anni di servizio. Ma il semaforo che, ripeto, nonostante possa sembrare una pessima soluzione urbanistica è stato messo all'opera soltanto in quest'ultimo mese. Come del resto tutto l'ammodernamento che dal casello porta ad un particolare luogo: il nuovo Centro Commerciale. Partiamo da una ulteriore piccola presunzione: Stato ed ente privato sono due entità separate. Per cui il primo deve garantire l'accesso alle scuole ma non lavorare per il secondo. Su questo credo ci sia poco da discutere. Ma il paradosso sta nel fatto che, volendo forzare l'affermazione, risulta poco credibile che dopo decine di morti in un tratto di strada palesemente pericolosa si decida di porre dei rimedi soltanto un mese prima dell'apertura del centro commerciale. In queste settimane gli operai dell'ANAS hanno lavorato perfino la notte! Come se fosse questo braccio dell'Italia ad essere in appalto con l'azienda che dovrà gestire il centro commerciale. In altre parole il pubblico che lavora forsennatamente per venire incontro alle esigenze di un privato. Ed è incredibile pensare che in così poco tempo è possibile asfaltare una strada lunga un chilometro e mezzo altamente trafficata (due giorni), fare una rotonda completa(due giorni), porre in essere la segnaletica orizzontale e verticale (una manciata di ore), fare il collaudo di un semaforo a quattro vie (minuti?) con le accessorie rilevazioni telemetriche, logistiche ed organizzative. Trovo poco credibile che le squadre che stanno lavorando sulla strada possano essere fornite dal privato anziché dal pubblico anche perché sarebbe un ulteriore paradosso per cui la velocità di questi lavori, alla fine, la stiamo comunque pagando noi.

Che non si dica più che in Sicilia le opere procedono a rilento. Procedono invece molto spedite. Solo se ne vale la pena.

sabato 10 novembre 2007

Autocombustione

Nella mia zona periodicamente avvengono fenomeni strani. Capita ogni tanto di uscire la mattina, magari per andare a prendere il giornale, e imbattersi in strani scheletri bruniti che somigliano a delle auto. Se si aguzza lo sguardo si nota che attorno ad essi c'è una zona d'asfalto annerito, un cordone di cenere. Ci vuol poco per rendersi conto che si tratta dei postumi di un incendio. Un'auto bruciata è qualcosa che non sconvolge la gente di qui: troppe ne abbiamo viste. Semmai, risveglia la curiosità e ci si dà da fare per scoprire a chi appartenesse l'automezzo. La ricerca dura pochissimo, (perché ci si conosce tutti), e non riserva sorprese, perché di norma si tratta di qualcuno "in vista": un amministratore, un dirigente. Le voci corrono e le supposizioni sulle cause si susseguono, finché non arriva un responso ad illuminare tutti, mettendo fine alle congetture: non si tratta di dolo, bensì di autocombustione.
Strano, mi risulta che l'autocombustione non sia un fenomeno molto comune. Ma, certo, io sono ignorante per quel che riguarda la fisica. Eppure, anche Wikipedia conferma: essa avviene solo in determinate condizioni di pressione e temperatura. Ma queste condizioni si verificano solo qui? E interessano solo determinate autovetture?

venerdì 9 novembre 2007

Ci riprovo

L'idea di questo blog nacque quasi un anno fa. Speravo che potesse diventare una sorta di laboratorio politico virtuale, un punto d'incontro per discussioni "impegnate" con la possibilità per tutti i suoi lettori di divenirne anche autori. Un'idea anarchica che si è rivelata un'utopia. Inutile dire che il progetto si è scontrato nel migliore dei casi con un accoglienza tiepida, nel peggiore con un'aperta ostilità.
Oggi riprovo a dare vita a questo blog con intenzioni un po' diverse. La politica continua a deludermi, ma sento sempre più forte la necessità dell'impegno civile. Sento l'urgenza di scrivere alcune cose, ma il mio blog personale non è adatto a questo scopo e finirei per svilirle.

P.S.
Il blog continua ad essere aperto a chiunque, pertanto, se desiderate entrare a far parte dello "staff", contattatemi e vi aggiungerò alla lista degli autori.

P.P.S.
Fabrizio, come puoi vedere, sei ancora autorizzato a postare. Sei stato l'unico ad aderire al vecchio progetto e spero che voglia far parte anche di questo.