Ma davvero gli amici trasportatori se la passano male? Scindiamo la questione sotto due profili: quello umano e quello politico. Dal primo punto di vista è indubbio che quello del conducente di mezzi pesanti è un lavoro a dir poco massacrante e, comunque, poco gratificante dal punto di vista strettamente personale. Lontano da casa, costretto a dormire su uno scomodo divano dentro la cabina, doccia e servizi igienici improvvisati e via dicendo. Questo elidendo le difficoltà intrinseche alla guida che sono rappresentate dalla stanchezza e dalla necessità di arrivare a destinazione ad ogni costo nel tempo prestabilito. Non penso ci siano difficoltà a dire che coloro che fanno "muovere" i camion fanno un lavoro estremamente pesante e faticoso.
Ma a pensarci bene quale lavoro "di braccio" non è faticoso? Un metalmeccanico, un macchinista, un marinaio di certo non se la passano meglio e sono sempre esposti a (probabili) esplosioni in fabbrica, o nel luogo dove lavorano. Non sono completamente daccordo sul fatto che la "paga" sia inadeguata perché, per quanto ne so io, questa particolare categoria guadagna molto di più del metalmeccanico che, comunque, rimane alle prese con gli estintori che non funziono.
Passiamo ora alla questione politica, con una semplice domanda: perché paralizzare una intera nazione? Non mi risulta che gli operai della FIAT abbiano mai bloccato un tram, figuriamoci un intero sistema. Eppure, dal punto di vista teorico, sia il metalmeccanico che il camionista hanno un contratto "tipo", delle garanzie e degli appoggi di tipo sindacale, dei modelli di lavoro da rispettare e, comunque, non si possono permettere l'interruzione di un pubblico servizio, quale potrebbe essere il transito per le strade di ogni ben di Dio. Con l'aggravante geografica direttamente derivata dall'estensione della protesta.
Ora vorrei spostare lo sguardo sulla sicilia facendo una riflessione: quante grandi aziende, ditte, società di trasporto privato esistono? Piccole o grandi che siano? Basterebbe fare una visura camerale per settore per arrivare ad una considerazione: ce ne sono eccome! Eppure si dice, in modo bugiardo, che queste aziende siano tutte sull'orlo del collasso perché non ci sono garanzie per gli operatori (nemmeno l'operaio della fabbrica ne ha), il prezzo del gasolio è eccessivo e ci sono pochissimi incentivi per questo tipo di attività. Vorrei chiedere ad un cassaintegrato, che però di mestiere non fa il trasportatore, se paga la nafta meno di quanto la paga l'azienda che gestisce trasporti nazionali e non. E a quest'ultima vorrei chiedere, a "telecamera spenta", se alla fine l'aumento del costo grezzo - ovvero quel costo che serve materialmente per portare un bene da un punto ad un altro - non ricade comunque nella fattura presentata al contraente. Inoltre vorrei capire secondo quale parametro dovrebbero avere incentivi, ovvero per quale titolo avrebbero diritto ad agevolazioni. A questo punto anche l'A.D. di Alitalia potrebbe dire che, essendo loro in fallimento, necessitano di incentivi poiché trasportano da un punto ad un altro i manager che assumeranno personale per far lavorare l'Italia. E tecnicamente anche l'ex ENEL, dilaniata in decine di società, potrebbe vantare un ruolo chiave per un ipotetico sviluppo e richiedere incentivi o sgravi fiscali.
Io penso che tutto questo "sciopero" sia in realtà uno spettacolo teatrale dove le marionette vengono manipolate da una "lobby". Le aziende sicule di cui parlavo prima, ma anche quelle nazionali posso supporre, hanno una forte e potente diramazione politica. Non è mistero che una aliquota molto consistente ha simpatie per la parte polica "liberale", e usando un banale (ma efficace paragone) l'ultimo sciopero della categoria mi pare sia stato fatto quando in carica c'era un governo di centro sinistra posso ipotizzare che la valenza di questa protesta, che reputo totalmente spropositata, sia esclusivamente politica.
Ma a pensarci bene quale lavoro "di braccio" non è faticoso? Un metalmeccanico, un macchinista, un marinaio di certo non se la passano meglio e sono sempre esposti a (probabili) esplosioni in fabbrica, o nel luogo dove lavorano. Non sono completamente daccordo sul fatto che la "paga" sia inadeguata perché, per quanto ne so io, questa particolare categoria guadagna molto di più del metalmeccanico che, comunque, rimane alle prese con gli estintori che non funziono.
Passiamo ora alla questione politica, con una semplice domanda: perché paralizzare una intera nazione? Non mi risulta che gli operai della FIAT abbiano mai bloccato un tram, figuriamoci un intero sistema. Eppure, dal punto di vista teorico, sia il metalmeccanico che il camionista hanno un contratto "tipo", delle garanzie e degli appoggi di tipo sindacale, dei modelli di lavoro da rispettare e, comunque, non si possono permettere l'interruzione di un pubblico servizio, quale potrebbe essere il transito per le strade di ogni ben di Dio. Con l'aggravante geografica direttamente derivata dall'estensione della protesta.
Ora vorrei spostare lo sguardo sulla sicilia facendo una riflessione: quante grandi aziende, ditte, società di trasporto privato esistono? Piccole o grandi che siano? Basterebbe fare una visura camerale per settore per arrivare ad una considerazione: ce ne sono eccome! Eppure si dice, in modo bugiardo, che queste aziende siano tutte sull'orlo del collasso perché non ci sono garanzie per gli operatori (nemmeno l'operaio della fabbrica ne ha), il prezzo del gasolio è eccessivo e ci sono pochissimi incentivi per questo tipo di attività. Vorrei chiedere ad un cassaintegrato, che però di mestiere non fa il trasportatore, se paga la nafta meno di quanto la paga l'azienda che gestisce trasporti nazionali e non. E a quest'ultima vorrei chiedere, a "telecamera spenta", se alla fine l'aumento del costo grezzo - ovvero quel costo che serve materialmente per portare un bene da un punto ad un altro - non ricade comunque nella fattura presentata al contraente. Inoltre vorrei capire secondo quale parametro dovrebbero avere incentivi, ovvero per quale titolo avrebbero diritto ad agevolazioni. A questo punto anche l'A.D. di Alitalia potrebbe dire che, essendo loro in fallimento, necessitano di incentivi poiché trasportano da un punto ad un altro i manager che assumeranno personale per far lavorare l'Italia. E tecnicamente anche l'ex ENEL, dilaniata in decine di società, potrebbe vantare un ruolo chiave per un ipotetico sviluppo e richiedere incentivi o sgravi fiscali.
Io penso che tutto questo "sciopero" sia in realtà uno spettacolo teatrale dove le marionette vengono manipolate da una "lobby". Le aziende sicule di cui parlavo prima, ma anche quelle nazionali posso supporre, hanno una forte e potente diramazione politica. Non è mistero che una aliquota molto consistente ha simpatie per la parte polica "liberale", e usando un banale (ma efficace paragone) l'ultimo sciopero della categoria mi pare sia stato fatto quando in carica c'era un governo di centro sinistra posso ipotizzare che la valenza di questa protesta, che reputo totalmente spropositata, sia esclusivamente politica.
4 commenti:
Grazie per il post, Fab.
Mi hai illuminata su una questione riguardo alla quale so ben poco, anche perché in questi giorni mi sono dedicata interamente alla tragedia di Torino e non ho seguito molto la vicenda dello sciopero degli autotrasportatori.
Certo è curioso che per 5 anni di blocchi dei tir non ce ne sia stata neppure l'ombra, nonostante i rincari al gasolio fossero costanti anche allora...
Ho visto i tuoi post, che condivido pienamente pur non essendone "parte" geograficamente parlando.
Io penso che questa poteva essere una ottima occasione per Romano Prodi: poteva mostrare una volta per tutte un po' di grinta che di certo avrebbe fatto "bene" all'elettorato di Centro Sinistra. Ma, nonostante il precetto, dopo i tassisti dovremmo genuflettere anche al cospetto dei camionisti.
Già...
Però se si fermano i metalmeccanici se ne impipano tutti. Anzi, a qualcuno fa pure comodo: si risparmia un po' di denaro sugli stipendi da pagare...
Che schifo!
Sul corriere di oggi c'è un interessante box che illustra le "correnti politiche", se così le possiamo definire, che fanno capo alle teste calde dell'agitazione. Tra sottosegretari del governo Berlusconi, e associazioni vicine (per non dire organiche) al centro destra penso che la cosa sia più che palese.
Posta un commento